AGbD Associazione Sindrome di Down Onlus | T +39 045 8700980 | agbdvr@agbdverona.org

All’inizio di ogni anno scolastico e terapeutico, AGBD accende il suo impegno con lo stesso entusiasmo dei primi passi spalancati verso il futuro.

Care famiglie, ragazzi e ragazze,

all’alba di questo nuovo anno scolastico e terapeutico, vogliamo salutarvi con il cuore pieno di affetto e speranza.

La scuola e il percorso di terapie sono spazi di crescita, scoperta e sfida, ma anche luoghi dove i legami si rafforzano e le potenzialità sbocciano. Noi di AGBD siamo con voi ad ogni passo, perché ogni obiettivo raggiunto, ogni sorriso, ogni conquista – grande o piccola – è un segno della vostra forza unica e del valore del nostro cammino comune.

Insieme costruiamo ponti tra oggi e domani, tra il sogno e l’autonomia, tra i bisogni e la fiducia. Che questo anno sia pieno di momenti luminosi, nuove scoperte, amicizie sincere e successi che ricorderete con orgoglio.

Buona scuola, buon anno di terapia… e soprattutto, buon cammino di vita, insieme a noi.

Anche noi ci prendiamo una pausa: la sede di AGBD sarà chiusa dal 4 al 24 agosto compresi.
Le attività riprenderanno regolarmente da lunedì 25 agosto.

In vacanza andrà anche la nostra amata Birra AGBD: tutti gli ordini effettuati durante questo periodo verranno processati al nostro rientro.

Buona estate a tutte e tutti!

Ci sono esperienze che iniziano per caso e poi, senza nemmeno accorgertene, diventano parte di te.
Magari pensi: “Vado una volta, provo.”
Poi ti ritrovi ad aspettare con entusiasmo il prossimo appuntamento. Non tanto per quello che si fa, ma per le persone che si incontrano.
Happy Hour di AGBD è proprio questo: un momento semplice, informale, in cui le relazioni contano più di tutto.

Nato con l’idea di creare occasioni di svago e condivisione con i nostri ragazzi, Happy Hour è diventato negli anni uno spazio prezioso per stare insieme nel modo più autentico. Non servono programmi elaborati: basta una pizza, una serata a tema, una passeggiata, una partita a bowling. Attività ordinarie, in apparenza. Ma che sanno trasformarsi in qualcosa di straordinario, se vissute con il giusto spirito.

Chi partecipa lo racconta spesso così:
“Pensavo di fare qualcosa per gli altri… e invece sono io che torno a casa più ricco.”
Perché il volontariato, in questo contesto, non è un gesto unilaterale. È una relazione, uno scambio continuo. È presenza vera.

Non ci sono ruoli rigidi o competenze richieste: solo la voglia di esserci, con autenticità. A Happy Hour si può ridere senza sentirsi fuori luogo, si può ascoltare senza dover dare risposte, si può condividere senza aspettarsi nulla in cambio.
È uno spazio libero, umano, dove ogni persona – ragazzo o volontario – può essere sé stessa, senza giudizi né maschere.

La testimonianza di Silvia, responsabile del gruppo Happy Hour

Tra le persone che vivono più da vicino questa esperienza c’è Silvia, responsabile del gruppo volontari. E le sue parole restituiscono con delicatezza tutto il valore di questo percorso:

“Si inizia dedicando qualche ritaglio di tempo, entrando piano piano, quasi in punta di piedi. Poi, quasi senza accorgertene, ti rendi conto che mettersi in gioco non è solo dare una mano: è anche scoperta.
Si ride, si condividono momenti autentici, si cresce insieme. E soprattutto, si può essere davvero sé stessi, senza giudizi né condizionamenti sociali.
Se lo desideri, puoi anche costruire legami veri. Dopo un po’, non si riesce più a farne a meno.”

È una descrizione sincera, che va dritta al cuore. Perché Happy Hour non è un’attività da organizzare: è un’esperienza da vivere.

Perché partecipare? Perché restare.

Ci sono mille motivi per avvicinarsi a un’esperienza di volontariato. Ma spesso, quelli che ti fanno restare, non li puoi spiegare del tutto: li senti.

È quel sorriso timido che diventa una battuta a fine serata.
È la libertà di ballare male e ridere bene.
È il sentirsi parte di un gruppo che accoglie senza etichette.

Happy Hour ti insegna a rallentare. A guardare negli occhi. A lasciare andare il bisogno di “fare per forza qualcosa”. Ti ricorda che l’inclusione non è un gesto eccezionale, ma un’abitudine quotidiana, fatta di piccoli gesti, attenzioni sincere e presenza reale.

Un invito aperto a tutti

Happy Hour accende ogni mese piccoli momenti di felicità condivisa. E ogni volta è un’occasione nuova per conoscersi, divertirsi, costruire relazioni vere.

Se non ci conosci ancora, ti invitiamo a farlo. Basta poco: la curiosità, la voglia di esserci, anche solo per una volta.
E se ci sei già stato, magari puoi raccontarlo ad altri. Condividere cosa ti ha lasciato. Perché spesso, il volontariato più bello è proprio quello che si trasmette da persona a persona.

Happy Hour è per tutti. Ma soprattutto, è con tutti.

📩 Vuoi saperne di più o partecipare?
Scrivici, passa a trovarci o segui i prossimi eventi

C’è una differenza sottile, ma profonda, tra fare qualcosa per qualcuno e fare qualcosa con qualcuno. Occupiamoci ha scelto, fin dal primo giorno, la seconda strada. Ed è proprio in quel con che risiede tutta la forza di un progetto che, da dieci anni, non smette di crescere. E soprattutto, di far crescere.

Nato nel 2015 da un’idea semplice quanto rivoluzionaria – portare i ragazzi di AGBD fuori, nel mondo, a partire da un orto e qualche piccola manutenzione – Occupiamoci è diventato una vera palestra per il mondo lavorativo. Non un passatempo, ma un progetto educativo concreto. Un percorso verso l’autonomia, l’inclusione, la consapevolezza.

Chi lo vive ogni giorno lo sa: non si tratta di “occupare” il tempo, ma di creare occasioni reali. Occasioni per mettersi alla prova, sbagliare, riprovare, riuscire.

Negli anni, le attività si sono moltiplicate: dai cesti natalizi alle bomboniere artigianali, dai prodotti dell’orto fino alla nostra Birra AGBD. Attorno a queste attività si costruisce un cammino fatto di tappe preziose: imparare a usare i mezzi pubblici per raggiungere il lavoro, rispettare orari e pause, condividere idee, confrontarsi. Si costruiscono abitudini, si sviluppa il senso di responsabilità e della produttività vera. Si impara a chiedere aiuto, a rispettare i tempi, ad ascoltare. Si cresce.

Ma Occupiamoci guarda sempre avanti. C’è un’idea chiara di futuro che guida ogni passo: l’obiettivo è favorire l’inserimento lavorativo in contesti esterni, sempre accompagnati da educatori e strumenti di mediazione. Il lavoro non è un concetto astratto, ma un terreno fertile in cui affondare le radici dell’autonomia.

Il cuore del progetto, però, resta sempre la persona. Ognuno con il proprio ritmo, con le proprie capacità, con la propria unicità. C’è chi ha una grande manualità, chi una sensibilità artistica, chi una straordinaria attitudine alle relazioni. Non si tratta di diventare tutti uguali, ma di trovare il proprio posto. E sapere che, anche quando non lo si trova subito, c’è qualcuno pronto ad accompagnarti nella ricerca.

Occupiamoci è fatto così: di tempo lento, di sguardi attenti, di errori che non fanno paura. Di educatori, psicologi e volontari che si pongono accanto al percorso di ciascuno. Che credono che ogni limite possa diventare una soglia. Un inizio per muoversi.

Oggi, a dieci anni dalla sua nascita, Occupiamoci è diventato un punto fermo per AGBD. Una realtà viva, pulsante, fatta di esperienze vere. Forse è questo il suo segreto: non è un semplice insieme di attività, ma un’alchimia, come la definiscono alcuni volontari, in cui lavoro e vita si mescolano in una forma rara di umanità condivisa.

Il futuro? Non sarà semplice. Ma è già cominciato. E ha il volto di ogni ragazzo che entra in quella stanza, si sistema il materiale, saluta, e si mette all’opera.

Con rispetto.
Con fiducia.
Con la certezza che anche per me c’è un posto.

Buon compleanno Occupiamoci! Continua a seminare futuro!

Il volontariato non è solo “dare tempo”, ma soprattutto costruire relazioni autentiche. Quando un’azienda sceglie di affiancare i propri collaboratori alle persone con sindrome di Down nei percorsi educativi di AGBD, apre uno spazio fatto di ascolto, empatia e crescita reciproca.

Lavorare insieme significa imparare a vedere oltre le difficoltà, riconoscendo le potenzialità uniche di ciascuno. I volontari diventano parte attiva di un cammino relazionale e, al tempo stesso, si mettono in gioco in prima persona, entrando in un contesto nuovo e profondamente coinvolgente.

Nei laboratori creativi, ad esempio, questa esperienza si fa ancora più intensa. L’arte e la manualità diventano un linguaggio comune, capace di superare barriere e far emergere emozioni e talenti. In questi spazi, il volontario non è un semplice spettatore: diventa un compagno di viaggio, facilitando l’espressione di sé e promuovendo la collaborazione.

Questa esperienza ha un valore doppio: arricchisce sia chi riceve sia chi dona. Il volontariato è una fonte autentica di benessere personale, perché mette in moto valori essenziali come l’altruismo, la solidarietà e il senso di appartenenza. Molti volontari raccontano di sentirsi più motivati, soddisfatti e in equilibrio, riscoprendo un significato più profondo nel proprio lavoro — ma soprattutto nella propria vita. È un benessere che nasce dal gesto del donare e che si riflette positivamente nella quotidianità di chi lo vive.

Per l’azienda, il volontariato rappresenta una vera palestra di competenze umane: ascolto, inclusione, flessibilità. Ma è anche una leva concreta per favorire il benessere psicologico dei dipendenti e rafforzare la coesione dei team.

Accogliere il volontariato significa costruire un ponte tra mondi diversi: quello del lavoro e quello della disabilità. Un ponte che arricchisce, insegna e trasforma, facendo scoprire che la diversità è una risorsa preziosa, capace di generare valore per tutti.

Si sta concludendo in questi giorni la terza edizione dell’HappyCamp Baskin 2060, organizzata dal Distretto Rotary 2060 per avvicinare allo sport giovani con disabilità. Dal 22 al 26 giugno 2025, presso il Villaggio Bella Italia di Lignano Sabbiadoro, sotto l’egida della Commissione Distrettuale “Progetto Baskin” e della Commissione DEI (Diversità, Equità e Inclusione) del Rotary Arzignano, decine di ragazzi hanno vissuto un’esperienza unica di inclusione nel segno dello sport.

L’attività è pensata per favorire l’inclusione attraverso lo sport, con l’insegnamento del baskin: uno sport reinventato, ispirato al basket, che modifica le regole per permettere la partecipazione e l’integrazione di giovani con ogni livello di disabilità, creando un ambiente di aggregazione anche con coetanei non disabili.

Mario Lavarra, tra gli organizzatori dell’evento, pone l’accento sul significato profondo di un’iniziativa come questa: “Lo sport è un modo per avvicinare i giovani con disabilità alla scoperta delle proprie capacità di esprimersi nello sport. Ha un valore educativo, fisico ma anche emotivo: significa mettersi in gioco, affrontare paure, costruire fiducia. Non solo nei confronti degli altri, ma prima di tutto verso se stessi.”

Nel camp, ogni partecipante con disabilità è accompagnato da un coetaneo – un amico, un fratello o un compagno di scuola – con cui condivide le attività. Il baskin, adattato per valorizzare le diverse abilità, diventa così uno spazio in cui ogni giovane ha un ruolo attivo.

 “Crediamo che vivere il movimento insieme, in modo accessibile e condiviso, sia uno strumento prezioso per tutti: per i ragazzi con disabilità e per quelli senza, che imparano a riconoscere il valore dell’altro attraverso la pratica, il gioco, l’esperienza diretta.”

Mario Lavarra ci racconta inoltre che nel territorio sono attivi sette HappyCamp durante l’anno, ai quali si può accedere contattando il Club Rotary più vicino per conoscere programmi e modalità di partecipazione.

Tra le testimonianze più emozionanti c’è quella di Sara, mamma di Edoardo, 12 anni, con sindrome di Down e membro di AGBD; Sara ci ha voluto contattare con entusiasmo per raccontarci dell’esperienza vissuta affichè altri possano conoscere programmi di valore come questo: “Non è facile trovare luoghi dove i nostri figli vengono messi al centro, non messi da parte. Qui non ci sono etichette, ci sono persone. C’è un clima di rispetto, di aperturac e di ascolto che fa bene a noi genitori tanto quanto ai ragazzi.”

Sara ci racconta che al camp c’è un programma ben preciso, che alterna momenti di attività sportiva a momenti di tempo libero. La mattina i ragazzi sono generalmente impegnati con gli allenatori, mentre gli accompagnatori hanno la possibilità di dedicarsi ad altre attività o semplicemente rilassarsi. Nel corso della giornata non mancano spazi di svago e momenti ricreativi che rendono l’esperienza piacevole ed equilibrata per tutti.

Sara racconta HappyCamp come un luogo in cui sentirsi davvero accolti: “Partecipare a un’esperienza come questa è un atto di coraggio, ma anche di fiducia. Fiducia che il mondo possa essere accogliente, gentile, vero. Per Edoardo è una scoperta continua, per me un’occasione di sentirmi parte di qualcosa di più grande. E questo fa bene a tutti.”

L’HappyCamp Baskin 2060, ora in fase di chiusura a Lignano Sabbiadoro, ha offerto a decine di giovani un’opportunità concreta di vivere lo sport come esperienza di crescita personale e di relazione autentica. Un’occasione per mettersi in gioco davvero e cambiare il modo di guardare sé stessi e gli altri.

Per chi fosse interessato a partecipare o a saperne di più sugli HappyCamp può attivare il link  https://rotary2060.club/progetti-sociali/ dove sono disponibili i programmi sociali, per conoscere gli indirizzi dei Club del Triveneto si può farne richiesta scrivendo a  rotaryarzignano@gmail.com.

Anche quest’anno riparte “Un Mare di Autonomia”, il progetto estivo di AGBD che accompagna gruppi di ragazzi e ragazze con sindrome di Down a vivere una settimana di esperienze fuori casa, seguiti da educatori professionisti.

Il soggiorno, organizzato in un ambiente protetto ma non familiare, rappresenta un’occasione concreta per continuare il lavoro educativo svolto durante l’anno negli appartamenti AGBD, ma in un contesto nuovo: quello della vacanza al mare.

Allenarsi all’autonomia… anche in vacanza

Ogni attività della settimana – tenere in ordine la casa, occuparsi della propria persona e organizzare il tempo – è pensata per allenare e rafforzare le autonomie quotidiane. Non è una pausa dal percorso educativo: è una sua naturale continuazione, in un ambiente diverso, dove le stesse abilità vengono messe in gioco con maggiore flessibilità e libertà.

Il mare, il gruppo, la distanza dalle abitudini aiutano i partecipanti a mettersi alla prova, a prendere decisioni, a diventare più consapevoli di sé. È qui che molti piccoli gesti acquistano un grande significato.

Un progetto che parla a tutti

“Un Mare di Autonomia” nasce per i nostri ragazzi, ma coinvolge anche le loro famiglie, che vedono i risultati concreti di un percorso lungo e profondo. E parla anche ai sostenitori, che con il loro aiuto permettono a queste esperienze di continuare.

Sostenere questo progetto significa offrire tempo, fiducia e strumenti a chi sta costruendo, passo dopo passo, il proprio spazio nel mondo.

Vuoi sostenere il progetto Un Mare di Autonomia?

Ogni contributo è importante per permettere a sempre più ragazzi e ragazze di vivere questa esperienza unica.
Con il tuo aiuto possiamo continuare a offrire opportunità concrete di crescita, autonomia e vita indipendente.

👉 Dona ora e fai parte anche tu di questo percorso:
🔗 www.agbdverona.org/sostienici

Grazie di cuore da parte di tutto il team AGBD e dei nostri ragazzi!

Restate connessi

Durante l’estate racconteremo il progetto anche sui nostri canali social, con immagini, aggiornamenti e storie dalle varie settimane al mare. Vi invitiamo a seguirci e a scoprire, giorno dopo giorno tutti i progetti di AGBD!

Dopo due mesi di lavoro, siamo felici di sentire direttamente da Fabio, educatore del Progetto Birra AGBD, come sta evolvendo l’iniziativa. Il progetto ha fatto passi importanti, coinvolgendo i ragazzi in tutte le fasi dal confezionamento degli ordinativi alle consegne. Ecco cosa ci ha raccontato.

D: Fabio, sono passati due mesi da quando il progetto è partito. Come sta andando finora?

Fabio: “Sta andando davvero bene. I ragazzi sono molto coinvolti e motivati. Sono impegnati nel confezionamento degli ordinativi e nelle prime consegne ai negozi e alle attività commerciali che hanno deciso di fornire il nostro prodotto. Ogni volta che fanno una consegna, sono felici e orgogliosi del lavoro che stanno facendo. Sentono che la birra che viene prodotta porta un’etichetta importante, unica e originale, disegnata da loro appunto, e che l’intero prodotto è frutto del loro impegno e la loro passione. È bello vedere come si sentano parte di qualcosa di grande: della produzione di un prodotto commerciale che li porta al di fuori delle mura dell’associazione .”

D: Qual è stato uno degli aspetti che ti ha colpito di più in questi primi mesi?

Fabio: “Una delle cose che mi ha colpito di più è vedere quanto i ragazzi siano fieri di ciò che fanno. È un’esperienza che li fa crescere non solo professionalmente, ma anche personalmente. Vedere la loro soddisfazione è una delle cose più belle di questo progetto.”

D: Recentemente siete stati presso Birra Lessinia per il confezionamento della nuova produzione. Come è andata?

Fabio: “Si è riconfermata un’esperienza bella e di crescita. I ragazzi hanno lavorato fianco a fianco con i professionisti di Birra Lessinia, e hanno dato prova di grande impegno e dedizione. Ogni passaggio, ogni fase del processo si confezionamento è stato affrontato con serietà e grande attenzione. È bello vedere come i ragazzi stiano imparando a gestire il lavoro in un ambiente professionale.”

D: Oltre al lavoro pratico, c’è stato anche un supporto molto speciale da parte della comunità. Puoi parlarcene?

Fabio: “Sì, voglio dedicare un pensiero speciale a tutte le persone che hanno scelto di sostenere il nostro progetto in modo così personale. Innanzitutto il birrificio che ha creduto in questo progetto, lo studio di fotografia che ha creato il video nella prima giornata di confezionamento ma poi i molti che hanno deciso di usare il nostro prodotto come bomboniera per il proprio evento o come regalo speciale per i propri amici. Questi gesti di affetto e supporto ci emozionano profondamente. Vedere come il nostro progetto venga apprezzato e scelto in occasioni così importanti ci fa sentire davvero orgogliosi e motivati a fare sempre meglio. È un segno che la nostra missione sta raggiungendo le persone, e che ciò che stiamo facendo ha un valore che va oltre la semplice bottiglia di birra.

D: Quali sono i prossimi passi per il progetto Birra AGBD?

Fabio: “Il progetto sta crescendo, e il nostro obiettivo è continuare a coinvolgere sempre più ragazzi, offrendo loro nuove opportunità di crescita e orientamento. Per dare continuità abbiamo bisogno di espandere la nostra rete di collaborazioni. Ma ciò che ci motiva di più è vedere i ragazzi continuare a crescere, acquisire competenze e sentirsi fieri di ciò che fanno”

D: Fabio, per concludere, che messaggio vuoi dare a chi leggerà questa intervista?

Fabio: “Voglio ringraziare di cuore tutte le persone che ci stanno sostenendo, ogni giorno. Senza il loro affetto e il loro supporto, nulla di tutto ciò sarebbe possibile. Continuate a seguirci e a sostenere il nostro progetto, perché anche con una sola bottiglia in più stiamo facendo la differenza nella vita dei nostri ragazzi!

A tutte le famiglie dell’associazione, ai sostenitori, ai volontari e a chi ogni giorno cammina al nostro fianco: vi auguriamo una Pasqua serena, piena di pace, affetto e speranza.

Che questi giorni possano essere un momento di riposo, condivisione e ricarica, nella gioia di stare insieme.

Grazie per il vostro costante supporto e per far parte della grande famiglia AGBD. È anche grazie a voi se i nostri progetti crescono e generano nuove opportunità per i nostri ragazzi.

📅 Informiamo che il centro di riabilitazione e tutti i servizi di AGBD resteranno chiusi dal 17 al 22 aprile compresi.
Riprenderemo regolarmente le attività da mercoledì 23 aprile.

Con affetto,
Lo staff di AGBD

La montagna d’inverno è un luogo dove la libertà e il divertimento si incontrano, e tutti, indipendentemente dalle proprie capacità, meritano di viverla appieno. Per questo motivo vogliamo segnalarvi 4ALL, un progetto della Scuola Sci Folgaria che rende lo sci accessibile a tutti, creando opportunità uniche per condividere la bellezza della neve.

Come ci spiega la responsabile del progetto, ” 4ALL nasce con l’intento di offrire a ogni persona, con qualsiasi tipo di disabilità, l’opportunità di avvicinarsi allo sci in modo sicuro e inclusivo. Gli istruttori sono formati per lavorare con bambini e adulti con disabilità motorie e cognitive, e utilizziamo attrezzature speciali che permettono a chiunque di scivolare sulla neve con facilità. L’obiettivo è far vivere a tutti un’esperienza emozionante e di crescita, senza barriere.”

Perché 4ALL è una grande opportunità?

4ALL è un’iniziativa che garantisce a tutti la possibilità di vivere l’esperienza dello sci. Grazie agli istruttori altamente formati e alle attrezzature adattate, come monosci, bisci e bass board, anche chi ha difficoltà motorie può scivolare sulla neve in totale sicurezza.

Ogni lezione è pensata per essere adattata alle esigenze individuali, in modo che ogni partecipante possa divertirsi a proprio ritmo e sentirsi supportato da istruttori qualificati.

Perché 4ALL è davvero inclusivo?

  • 15 maestri specializzati nella didattica per disabilità motorie e cognitive.
  • Più di 20 ausili sportivi disponibili, tra cui monosci, bisci, stabilizzatori e supporti.
  • 100 km di piste e sentieri accessibili per garantire la massima sicurezza e comodità.
  • 14.000 Ore di lezione svolte: un numero crescente di famiglie che usufruiscono di questa bellissima opportunità di inclusione e crescita.

Dove e quando?

Il punto di partenza è Passo Coe, facilmente raggiungibile, con ampio parcheggio e un comodo accesso alle piste. L’età consigliata per partecipare è dai 5 anni in su. Per garantire la disponibilità delle attrezzature, è consigliato prenotare in anticipo.

Questa iniziativa rappresenta una splendida opportunità per vivere la montagna insieme, senza barriere. 4ALL non è solo un progetto sportivo, ma un’occasione per crescere, divertirsi e sentirsi parte di una comunità che promuove l’inclusione godendo della bellezza della montagna in un ambiente sereno e accogliente.

Per maggiori informazioni e per prenotazioni:

Per dettagli, informazioni sui corsi e per prenotare la vostra esperienza, contattate:

  • Telefono: +39 346 0033926
  • Email: info@sciedipassione.com
  • Indirizzo: Via Caduti di Malga Zonta, 10 – 38064 Loc. Passo Coe – Folgaria (TN)
  • Orari di disponibilità: Tutti i giorni dalle 08:30 alle 17:30

Siamo felici di segnalare attività come 4ALL, che rappresentano un passo avanti verso una società più inclusiva. Queste iniziative sono il simbolo di una cultura che cresce anche attorno alla disabilità, unendo persone e famiglie in un contesto che celebra la diversità come valore.

Siamo certi che questa potrà essere una splendida occasione per godere della montagna e vivere una nuova avventura!

In occasione della settimana di sensibilizzazione al bullismo e cyberbullismo, è fondamentale riflettere su come questo fenomeno colpisca non solo i giovani in generale, ma anche le persone con disabilità.

Il bullismo è un fenomeno complesso e doloroso che colpisce molte persone nel proprio percorso di crescita, inclusi i ragazzi con sindrome di Down. Questi giovani si trovano a dover affrontare diverse sfide, non solo legate alle difficoltà che derivano dalle loro caratteristiche individuali, ma anche alla possibilità di incontrare incomprensioni o atteggiamenti di esclusione, talvolta anche da parte di coetanei o di altre persone con esperienze simili.

Creare un ambiente di comprensione e rispetto

In qualità di educatori e terapisti, il nostro impegno in AGBD è quello di affrontare questa realtà con un lavoro paziente ma continuo. La nostra missione è quella di creare un ambiente educativo e sociale che promuova la comprensione reciproca e il valore della diversità.

Una delle dinamiche che osserviamo più frequentemente è che i comportamenti di una persona con disabilità intellettive possano suscitare reazioni di ilarità o incomprensione, che talvolta si trasformano in atti di bullismo da parte di altri coetanei nella scuola come in altri contesti.

Questo fenomeno può verificarsi anche tra i ragazzi stessi che, pur condividendo fragilità simili, si trovano involontariamente a ricoprire i ruoli di vittima e carnefice. Per questo motivo, il nostro lavoro si concentra sulla prevenzione di tali situazioni, aiutando i ragazzi a comprendere e gestire meglio le proprie emozioni e a migliorare le loro interazioni con gli altri.

Consapevolezza emotiva e sociale: un passo fondamentale

Una delle sfide principali che affrontiamo è quella di aiutare i ragazzi a riconoscere e comprendere i fenomeni di bullismo. I ragazzi con sindrome di Down, come altri soggetti con disabilità intellettive, hanno una percezione diversa dei comportamenti sociali rispetto ai loro coetanei senza disabilità. La difficoltà a leggere le sfumature sociali e a interpretare i segnali non verbali rende complicato per loro identificare un atto di bullismo, anche quando questo è evidente agli altri.

Per affrontare questa difficoltà, lavoriamo sullo sviluppo della consapevolezza emotiva e sociale utilizzando percorsi educativi mirati, come discussioni guidate, dove i ragazzi imparano a riconoscere i comportamenti positivi e negativi. La formazione emotiva non solo permette loro di identificare gli atti di bullismo, ma aiuta anche a prevenirli, in quanto li educa a sviluppare empatia e solidarietà verso i compagni più vulnerabili.

Prevenire il bullismo: empatia e rispetto

Il nostro lavoro mira a creare una cultura di inclusività, dove ogni persona si senta accettata, rispettata e supportata. Un altro aspetto cruciale in questo processo è il rafforzamento dell’autostima e il senso di appartenenza che diventa essenziale per aiutarli a fronteggiare situazioni difficili.

Educare i ragazzi a riconoscere il loro valore personale, a comprendere che nessuno merita di essere bullizzato e che ognuno ha il diritto di essere trattato con rispetto, è un passo fondamentale e richiede un impegno costante da parte degli educatori, dei terapisti e di tutta la comunità.

Solo attraverso l’educazione, l’empatia, il supporto emotivo e il rafforzamento dell’autostima possiamo sperare di prevenire il bullismo, permettendo a questi ragazzi di crescere in un ambiente più sano e rispettoso, dove ogni diversità è vista come un valore e non come un motivo di discriminazione.

Oggi vogliamo parlarvi di una storia, una storia che è diventata libro e che porta con sé tutto il coraggio e l’amore di chi ha scelto di aprire il proprio cuore a un percorso fuori dal comune.

La mia storia e la sua: Da una piccola crepa sei entrato e hai illuminato la mia vita di Lauretta Zanchettin non è solo un libro, ma una testimonianza di amore profondo, di coraggio e di rinascita. Questa storia ci guida tra le pieghe di una scelta che ha cambiato la vita dell’autrice e della sua famiglia, una scelta che nasce da un piccolo spiraglio e si apre in un orizzonte di luce e speranza. In queste pagine, Lauretta ci racconta il viaggio emotivo di accogliere Umberto, un bambino che ha bisogno di amore incondizionato, di cure e, soprattutto, di qualcuno che creda in lui. Ma non solo il libro si pone anche dalla prospettiva del piccolo Umberto, provando ad immaginarne emozioni e pensieri fin dai primi giorni di vita.

Questo libro, scritto con grande sincerità non nasconde le difficoltà, le paure e i momenti di incertezza, ma li abbraccia come parte integrante di un amore che si rafforza proprio grazie alle imperfezioni e alle sfide. Lauretta ci mostra come un cuore possa aprirsi da una “piccola crepa” e, in quel gesto, accogliere una vita che, seppure con le sue difficoltà, illumina ogni giorno con nuove prospettive e nuovi significati.

L’autrice racconta la sua esperienza di madre e ci guida attraverso un viaggio: il viaggio di chi sceglie di accogliere la diversità, di chi accetta la fragilità come parte di un percorso di crescita, e di chi non teme di mostrarsi vulnerabile pur di amare fino in fondo. Lauretta e la sua famiglia decidono di dare una nuova possibilità all’amore, un amore che si dona senza aspettarsi nulla in cambio, che cresce e si fortifica in ogni sguardo, lo sguardo che passa dagli occhi azzurri di Umberto, e che si posa su ogni piccolo traguardo raggiunto.

La mia storia e la sua è una storia di resilienza e di fede, che offre speranza a tutte quelle famiglie che vivono realtà simili e che hanno bisogno di sentire che non sono sole. È una narrazione che si fa piccola luce, un faro che illumina il cammino per chi si trova ad affrontare un viaggio simile e che cerca forza nei racconti di chi è già passato attraverso quelle stesse difficoltà.

Attraverso le parole di Lauretta, comprendiamo quanto un figlio possa trasformare la vita dei suoi genitori, cambiando il loro modo di vedere il mondo. Non è un cammino facile, e l’autrice non cerca di indorare la pillola: descrive con onestà i momenti di fatica e le preoccupazioni. Ma, accanto a tutto questo, emerge un amore puro, che accetta e accoglie. È un amore che risplende anche nei momenti bui, che diventa guida e forza, e che dimostra come la felicità possa esistere in forme nuove e inaspettate.

Questa storia è anche un invito a vedere la disabilità non come un limite, ma come una possibilità di arricchimento e di crescita, per la persona che la vive e per chi le sta accanto. È un messaggio che attraversa ogni pagina, ricordandoci che la vita ha un valore unico e straordinario, in qualsiasi forma essa si presenti.

La mia storia e la sua ci ricorda che l’amore autentico è fatto di scelte quotidiane, di piccoli atti di coraggio, di speranza e di sacrificio. È un libro che lascia un segno, una testimonianza che, pagina dopo pagina, avvicina il lettore alla comprensione profonda di quanto un figlio possa illuminare la vita dei suoi genitori anche nelle circostanze più difficili.

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