CoorDown torna in 200 piazze in tutta Italia per chiedere la presenza delle persone con sindrome di Down nei tavoli dove si decide la vita di tutte e tutti
Per costruire una società più equa e inclusiva è necessario che in Italia ci sia una maggiore presenza delle persone con sindrome di Down – e con disabilità in generale- nelle “stanze dove si decide”: ogni volta che un diritto o un’opportunità vengono negati scopriamo che il mondo è stato pensato e disegnato su misura di chi detiene il potere di fare le scelte importanti. È tempo di includere anche le persone con sindrome di Down nelle decisioni che contano e che hanno impatto diretto sulle vite di tutte e di tutti.
Per questo, CoorDown lancia in occasione del 12 ottobre, Giornata Nazionale delle persone con sindrome di Down, la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi “Nessuna decisione senza di noi”, un percorso iniziato il 21 marzo scorso e che proseguirà tutto l’anno.

Come racconta il film “No Decision Without Us”, dove a partire da Sophia, giovane ragazza con sindrome di Down, vuole affermare con determinazione i suoi gusti e la sua opinione in famiglia. La storia in forma di musical incalzante è un crescendo di persone e ambientazioni differenti unite dalla richiesta di avere il proprio posto nella società e di decidere delle possibilità che sperimentano nelle loro vite: a scuola, al lavoro, nelle Istituzioni, che fino ai luoghi pubblici intorno a loro, dalle autonomie personali fino a ogni ruolo sociale e civile.
CoorDown con le sue Campagne Mondiali, con film innovativi che hanno mobilitato e coinvolto milioni di persone in tutto il pianeta e aiutato a cambiare la rappresentazione delle persone con disabilità da oltre 12 anni sensibilizza l’opinione pubblica, le aziende, l’industria della comunicazione. Nel 2025 è urgente e essenziale che oltre la consapevolezza ci siano impegni concreti e duraturi da parte della politica e delle Istituzioni nei tavoli dove si prendono le decisioni.
La campagna e il suo appello sarà al centro dell’appuntamento annuale promosso da CoorDown, che vedrà nel weekend del 12 ottobre in oltre 200 piazze d’Italia i volontari delle associazioni aderenti al coordinamento nazionale distribuire il messaggio di cioccolato (realizzato con cacao proveniente dal commercio equo e solidale) che sostiene progetti volti all’autonomia e alla tutela dei diritti delle persone con sindrome di Down, in tutto il territorio nazionale.
Grazie alle centinaia di volontari, persone con sindrome di Down di ogni età insieme a genitori, fratelli, sorelle e amici, saranno in prima linea negli eventi di piazza per incontrare i sostenitori, dare informazioni, raccontare come verranno utilizzati i fondi raccolti. Sul sito web di CoorDown sono elencate le piazze delle città coinvolte.
Martina Fuga, Presidente di CoorDown dichiara: «L’inclusione non sarà mai possibile se il mondo continuerà ad essere disegnato da pochi per pochi. Oggi vediamo fare passi indietro sul tema dell’inclusione: i diritti e le conquiste faticosamente raggiunte dalle persone con disabilità
nel lavoro, nella scuola, nello sport e nella società sono rimessi in discussione. Le persone con sindrome di Down e le loro famiglie, invece, non possono e non vogliono solo difendere con fatica i passi avanti fatti finora, vogliamo farne centinaia in avanti, vogliamo chiedere davvero che si porti a compimento un cambiamento culturale fuori da ogni ipocrisia e scelta di facciata. Ogni giorno le associazioni di tutta Italia si impegnano per costruire spazi e opportunità per le persone con sindrome di Down. Deve esserci una risposta altrettanto forte dalle Istituzioni per garantire rappresentanza e partecipazione in ogni tavolo decisionale».
Gli hashtag ufficiali della Giornata sono #nessunadecisionesenzadinoi #gnpd2025
COORDOWN
Il Coordinamento delle associazioni delle persone con sindrome di Down nasce nel 1987 e si costituisce formalmente nel 2005 con lo scopo di promuovere azioni di comunicazione condivise tra le diverse organizzazioni italiane impegnate nella tutela e nella promozione dei diritti delle persone con sindrome di Down; è oggi l’organismo ufficiale di confronto con tutte le Istituzioni. Ogni seconda domenica di ottobre, CoorDown promuove la Giornata Nazionale delle persone con sindrome di Down e, il 21 marzo di ogni anno, il World Down Syndrome Day, anche attraverso la produzione di campagne internazionali di comunicazione che hanno ricevuto un riconoscimento globale: oltre 30 Cannes Lions, di cui 10 d’oro, più di 5 Grand Prix for Good (da Cresta Awards, Eurobest, ADCE e altri), numerosi Act Responsibly Awards e oltre 70 premi internazionali—culminando con il prestigioso United Nations SDG Action Award nel 2024.
FONTE: comunicato stampa COORDOWN 8.10.25

Loredana Fantato — mamma e membro della nostra associazione AGBD, conosciuta artisticamente come Loredana Lola — presenta a Castell’Arquato una mostra che celebra la bellezza e la profondità dei volti dei giovani con sindrome di Down.
Da oltre dieci anni Lola si dedica alla pittura come ritrattista, e negli ultimi anni ha scelto di concentrare la sua attenzione su soggetti spesso non rappresentati dall’arte tradizionale. Il progetto comprende 20 quadri realizzati con passione e delicatezza, che catturano emozioni autentiche, sfumature di sentimenti e la pienezza della personalità dei ragazzi ritratti.
Dipingere la disabilità con i colori dell’anima significa dare voce a storie e vissuti che meritano di essere visti e compresi. Ogni opera è una finestra sull’interiorità dei soggetti: lo sguardo, le posture, le espressioni raccontano emozioni che vanno al di là delle parole. I colori, vivi e vibranti, amplificano il messaggio di inclusione, rispetto e riconoscimento delle individualità.
La mostra è un invito per il visitatore a fermarsi, osservare, andare oltre e lasciarsi emozionare. Un invito alla riflessione sulla dignità e il valore di ciascuna persona.
AGBD è orgogliosa di promuovere questo progetto sui propri canali, un progetto che riflette i valori della nostra associazione: inclusione, empatia e valorizzazione dei talenti dei giovani adulti con sindrome di Down.
Per leggere un approfondimento sulla mostra e sul lavoro di Loredana Lola: ARTICOLO

All’inizio di ogni anno scolastico e terapeutico, AGBD accende il suo impegno con lo stesso entusiasmo dei primi passi spalancati verso il futuro.
Care famiglie, ragazzi e ragazze,
all’alba di questo nuovo anno scolastico e terapeutico, vogliamo salutarvi con il cuore pieno di affetto e speranza.
La scuola e il percorso di terapie sono spazi di crescita, scoperta e sfida, ma anche luoghi dove i legami si rafforzano e le potenzialità sbocciano. Noi di AGBD siamo con voi ad ogni passo, perché ogni obiettivo raggiunto, ogni sorriso, ogni conquista – grande o piccola – è un segno della vostra forza unica e del valore del nostro cammino comune.
Insieme costruiamo ponti tra oggi e domani, tra il sogno e l’autonomia, tra i bisogni e la fiducia. Che questo anno sia pieno di momenti luminosi, nuove scoperte, amicizie sincere e successi che ricorderete con orgoglio.
Buona scuola, buon anno di terapia… e soprattutto, buon cammino di vita, insieme a noi.

Anche noi ci prendiamo una pausa: la sede di AGBD sarà chiusa dal 4 al 24 agosto compresi.
Le attività riprenderanno regolarmente da lunedì 25 agosto.
In vacanza andrà anche la nostra amata Birra AGBD: tutti gli ordini effettuati durante questo periodo verranno processati al nostro rientro.
Buona estate a tutte e tutti!

C’è una differenza sottile, ma profonda, tra fare qualcosa per qualcuno e fare qualcosa con qualcuno. Occupiamoci ha scelto, fin dal primo giorno, la seconda strada. Ed è proprio in quel con che risiede tutta la forza di un progetto che, da dieci anni, non smette di crescere. E soprattutto, di far crescere.
Nato nel 2015 da un’idea semplice quanto rivoluzionaria – portare i ragazzi di AGBD fuori, nel mondo, a partire da un orto e qualche piccola manutenzione – Occupiamoci è diventato una vera palestra per il mondo lavorativo. Non un passatempo, ma un progetto educativo concreto. Un percorso verso l’autonomia, l’inclusione, la consapevolezza.
Chi lo vive ogni giorno lo sa: non si tratta di “occupare” il tempo, ma di creare occasioni reali. Occasioni per mettersi alla prova, sbagliare, riprovare, riuscire.
Negli anni, le attività si sono moltiplicate: dai cesti natalizi alle bomboniere artigianali, dai prodotti dell’orto fino alla nostra Birra AGBD. Attorno a queste attività si costruisce un cammino fatto di tappe preziose: imparare a usare i mezzi pubblici per raggiungere il lavoro, rispettare orari e pause, condividere idee, confrontarsi. Si costruiscono abitudini, si sviluppa il senso di responsabilità e della produttività vera. Si impara a chiedere aiuto, a rispettare i tempi, ad ascoltare. Si cresce.
Ma Occupiamoci guarda sempre avanti. C’è un’idea chiara di futuro che guida ogni passo: l’obiettivo è favorire l’inserimento lavorativo in contesti esterni, sempre accompagnati da educatori e strumenti di mediazione. Il lavoro non è un concetto astratto, ma un terreno fertile in cui affondare le radici dell’autonomia.
Il cuore del progetto, però, resta sempre la persona. Ognuno con il proprio ritmo, con le proprie capacità, con la propria unicità. C’è chi ha una grande manualità, chi una sensibilità artistica, chi una straordinaria attitudine alle relazioni. Non si tratta di diventare tutti uguali, ma di trovare il proprio posto. E sapere che, anche quando non lo si trova subito, c’è qualcuno pronto ad accompagnarti nella ricerca.
Occupiamoci è fatto così: di tempo lento, di sguardi attenti, di errori che non fanno paura. Di educatori, psicologi e volontari che si pongono accanto al percorso di ciascuno. Che credono che ogni limite possa diventare una soglia. Un inizio per muoversi.
Oggi, a dieci anni dalla sua nascita, Occupiamoci è diventato un punto fermo per AGBD. Una realtà viva, pulsante, fatta di esperienze vere. Forse è questo il suo segreto: non è un semplice insieme di attività, ma un’alchimia, come la definiscono alcuni volontari, in cui lavoro e vita si mescolano in una forma rara di umanità condivisa.
Il futuro? Non sarà semplice. Ma è già cominciato. E ha il volto di ogni ragazzo che entra in quella stanza, si sistema il materiale, saluta, e si mette all’opera.
Con rispetto.
Con fiducia.
Con la certezza che anche per me c’è un posto.
Buon compleanno Occupiamoci! Continua a seminare futuro!






Il volontariato non è solo “dare tempo”, ma soprattutto costruire relazioni autentiche. Quando un’azienda sceglie di affiancare i propri collaboratori alle persone con sindrome di Down nei percorsi educativi di AGBD, apre uno spazio fatto di ascolto, empatia e crescita reciproca.
Lavorare insieme significa imparare a vedere oltre le difficoltà, riconoscendo le potenzialità uniche di ciascuno. I volontari diventano parte attiva di un cammino relazionale e, al tempo stesso, si mettono in gioco in prima persona, entrando in un contesto nuovo e profondamente coinvolgente.
Nei laboratori creativi, ad esempio, questa esperienza si fa ancora più intensa. L’arte e la manualità diventano un linguaggio comune, capace di superare barriere e far emergere emozioni e talenti. In questi spazi, il volontario non è un semplice spettatore: diventa un compagno di viaggio, facilitando l’espressione di sé e promuovendo la collaborazione.
Questa esperienza ha un valore doppio: arricchisce sia chi riceve sia chi dona. Il volontariato è una fonte autentica di benessere personale, perché mette in moto valori essenziali come l’altruismo, la solidarietà e il senso di appartenenza. Molti volontari raccontano di sentirsi più motivati, soddisfatti e in equilibrio, riscoprendo un significato più profondo nel proprio lavoro — ma soprattutto nella propria vita. È un benessere che nasce dal gesto del donare e che si riflette positivamente nella quotidianità di chi lo vive.
Per l’azienda, il volontariato rappresenta una vera palestra di competenze umane: ascolto, inclusione, flessibilità. Ma è anche una leva concreta per favorire il benessere psicologico dei dipendenti e rafforzare la coesione dei team.
Accogliere il volontariato significa costruire un ponte tra mondi diversi: quello del lavoro e quello della disabilità. Un ponte che arricchisce, insegna e trasforma, facendo scoprire che la diversità è una risorsa preziosa, capace di generare valore per tutti.
Si sta concludendo in questi giorni la terza edizione dell’HappyCamp Baskin 2060, organizzata dal Distretto Rotary 2060 per avvicinare allo sport giovani con disabilità. Dal 22 al 26 giugno 2025, presso il Villaggio Bella Italia di Lignano Sabbiadoro, sotto l’egida della Commissione Distrettuale “Progetto Baskin” e della Commissione DEI (Diversità, Equità e Inclusione) del Rotary Arzignano, decine di ragazzi hanno vissuto un’esperienza unica di inclusione nel segno dello sport.
L’attività è pensata per favorire l’inclusione attraverso lo sport, con l’insegnamento del baskin: uno sport reinventato, ispirato al basket, che modifica le regole per permettere la partecipazione e l’integrazione di giovani con ogni livello di disabilità, creando un ambiente di aggregazione anche con coetanei non disabili.
Mario Lavarra, tra gli organizzatori dell’evento, pone l’accento sul significato profondo di un’iniziativa come questa: “Lo sport è un modo per avvicinare i giovani con disabilità alla scoperta delle proprie capacità di esprimersi nello sport. Ha un valore educativo, fisico ma anche emotivo: significa mettersi in gioco, affrontare paure, costruire fiducia. Non solo nei confronti degli altri, ma prima di tutto verso se stessi.”
Nel camp, ogni partecipante con disabilità è accompagnato da un coetaneo – un amico, un fratello o un compagno di scuola – con cui condivide le attività. Il baskin, adattato per valorizzare le diverse abilità, diventa così uno spazio in cui ogni giovane ha un ruolo attivo.

“Crediamo che vivere il movimento insieme, in modo accessibile e condiviso, sia uno strumento prezioso per tutti: per i ragazzi con disabilità e per quelli senza, che imparano a riconoscere il valore dell’altro attraverso la pratica, il gioco, l’esperienza diretta.”
Mario Lavarra ci racconta inoltre che nel territorio sono attivi sette HappyCamp durante l’anno, ai quali si può accedere contattando il Club Rotary più vicino per conoscere programmi e modalità di partecipazione.
Tra le testimonianze più emozionanti c’è quella di Sara, mamma di Edoardo, 12 anni, con sindrome di Down e membro di AGBD; Sara ci ha voluto contattare con entusiasmo per raccontarci dell’esperienza vissuta affichè altri possano conoscere programmi di valore come questo: “Non è facile trovare luoghi dove i nostri figli vengono messi al centro, non messi da parte. Qui non ci sono etichette, ci sono persone. C’è un clima di rispetto, di aperturac e di ascolto che fa bene a noi genitori tanto quanto ai ragazzi.”
Sara ci racconta che al camp c’è un programma ben preciso, che alterna momenti di attività sportiva a momenti di tempo libero. La mattina i ragazzi sono generalmente impegnati con gli allenatori, mentre gli accompagnatori hanno la possibilità di dedicarsi ad altre attività o semplicemente rilassarsi. Nel corso della giornata non mancano spazi di svago e momenti ricreativi che rendono l’esperienza piacevole ed equilibrata per tutti.
Sara racconta HappyCamp come un luogo in cui sentirsi davvero accolti: “Partecipare a un’esperienza come questa è un atto di coraggio, ma anche di fiducia. Fiducia che il mondo possa essere accogliente, gentile, vero. Per Edoardo è una scoperta continua, per me un’occasione di sentirmi parte di qualcosa di più grande. E questo fa bene a tutti.”
L’HappyCamp Baskin 2060, ora in fase di chiusura a Lignano Sabbiadoro, ha offerto a decine di giovani un’opportunità concreta di vivere lo sport come esperienza di crescita personale e di relazione autentica. Un’occasione per mettersi in gioco davvero e cambiare il modo di guardare sé stessi e gli altri.
Per chi fosse interessato a partecipare o a saperne di più sugli HappyCamp può attivare il link https://rotary2060.club/progetti-sociali/ dove sono disponibili i programmi sociali, per conoscere gli indirizzi dei Club del Triveneto si può farne richiesta scrivendo a rotaryarzignano@gmail.com.
Dopo due mesi di lavoro, siamo felici di sentire direttamente da Fabio, educatore del Progetto Birra AGBD, come sta evolvendo l’iniziativa. Il progetto ha fatto passi importanti, coinvolgendo i ragazzi in tutte le fasi dal confezionamento degli ordinativi alle consegne. Ecco cosa ci ha raccontato.

D: Fabio, sono passati due mesi da quando il progetto è partito. Come sta andando finora?
Fabio: “Sta andando davvero bene. I ragazzi sono molto coinvolti e motivati. Sono impegnati nel confezionamento degli ordinativi e nelle prime consegne ai negozi e alle attività commerciali che hanno deciso di fornire il nostro prodotto. Ogni volta che fanno una consegna, sono felici e orgogliosi del lavoro che stanno facendo. Sentono che la birra che viene prodotta porta un’etichetta importante, unica e originale, disegnata da loro appunto, e che l’intero prodotto è frutto del loro impegno e la loro passione. È bello vedere come si sentano parte di qualcosa di grande: della produzione di un prodotto commerciale che li porta al di fuori delle mura dell’associazione .”
D: Qual è stato uno degli aspetti che ti ha colpito di più in questi primi mesi?
Fabio: “Una delle cose che mi ha colpito di più è vedere quanto i ragazzi siano fieri di ciò che fanno. È un’esperienza che li fa crescere non solo professionalmente, ma anche personalmente. Vedere la loro soddisfazione è una delle cose più belle di questo progetto.”
D: Recentemente siete stati presso Birra Lessinia per il confezionamento della nuova produzione. Come è andata?
Fabio: “Si è riconfermata un’esperienza bella e di crescita. I ragazzi hanno lavorato fianco a fianco con i professionisti di Birra Lessinia, e hanno dato prova di grande impegno e dedizione. Ogni passaggio, ogni fase del processo si confezionamento è stato affrontato con serietà e grande attenzione. È bello vedere come i ragazzi stiano imparando a gestire il lavoro in un ambiente professionale.”
D: Oltre al lavoro pratico, c’è stato anche un supporto molto speciale da parte della comunità. Puoi parlarcene?
Fabio: “Sì, voglio dedicare un pensiero speciale a tutte le persone che hanno scelto di sostenere il nostro progetto in modo così personale. Innanzitutto il birrificio che ha creduto in questo progetto, lo studio di fotografia che ha creato il video nella prima giornata di confezionamento ma poi i molti che hanno deciso di usare il nostro prodotto come bomboniera per il proprio evento o come regalo speciale per i propri amici. Questi gesti di affetto e supporto ci emozionano profondamente. Vedere come il nostro progetto venga apprezzato e scelto in occasioni così importanti ci fa sentire davvero orgogliosi e motivati a fare sempre meglio. È un segno che la nostra missione sta raggiungendo le persone, e che ciò che stiamo facendo ha un valore che va oltre la semplice bottiglia di birra.“
D: Quali sono i prossimi passi per il progetto Birra AGBD?
Fabio: “Il progetto sta crescendo, e il nostro obiettivo è continuare a coinvolgere sempre più ragazzi, offrendo loro nuove opportunità di crescita e orientamento. Per dare continuità abbiamo bisogno di espandere la nostra rete di collaborazioni. Ma ciò che ci motiva di più è vedere i ragazzi continuare a crescere, acquisire competenze e sentirsi fieri di ciò che fanno”
D: Fabio, per concludere, che messaggio vuoi dare a chi leggerà questa intervista?
Fabio: “Voglio ringraziare di cuore tutte le persone che ci stanno sostenendo, ogni giorno. Senza il loro affetto e il loro supporto, nulla di tutto ciò sarebbe possibile. Continuate a seguirci e a sostenere il nostro progetto, perché anche con una sola bottiglia in più stiamo facendo la differenza nella vita dei nostri ragazzi!









A tutte le famiglie dell’associazione, ai sostenitori, ai volontari e a chi ogni giorno cammina al nostro fianco: vi auguriamo una Pasqua serena, piena di pace, affetto e speranza.
Che questi giorni possano essere un momento di riposo, condivisione e ricarica, nella gioia di stare insieme.
Grazie per il vostro costante supporto e per far parte della grande famiglia AGBD. È anche grazie a voi se i nostri progetti crescono e generano nuove opportunità per i nostri ragazzi.
📅 Informiamo che il centro di riabilitazione e tutti i servizi di AGBD resteranno chiusi dal 17 al 22 aprile compresi.
Riprenderemo regolarmente le attività da mercoledì 23 aprile.
Con affetto,
Lo staff di AGBD
In occasione della settimana di sensibilizzazione al bullismo e cyberbullismo, è fondamentale riflettere su come questo fenomeno colpisca non solo i giovani in generale, ma anche le persone con disabilità.
Il bullismo è un fenomeno complesso e doloroso che colpisce molte persone nel proprio percorso di crescita, inclusi i ragazzi con sindrome di Down. Questi giovani si trovano a dover affrontare diverse sfide, non solo legate alle difficoltà che derivano dalle loro caratteristiche individuali, ma anche alla possibilità di incontrare incomprensioni o atteggiamenti di esclusione, talvolta anche da parte di coetanei o di altre persone con esperienze simili.
Creare un ambiente di comprensione e rispetto
In qualità di educatori e terapisti, il nostro impegno in AGBD è quello di affrontare questa realtà con un lavoro paziente ma continuo. La nostra missione è quella di creare un ambiente educativo e sociale che promuova la comprensione reciproca e il valore della diversità.
Una delle dinamiche che osserviamo più frequentemente è che i comportamenti di una persona con disabilità intellettive possano suscitare reazioni di ilarità o incomprensione, che talvolta si trasformano in atti di bullismo da parte di altri coetanei nella scuola come in altri contesti.
Questo fenomeno può verificarsi anche tra i ragazzi stessi che, pur condividendo fragilità simili, si trovano involontariamente a ricoprire i ruoli di vittima e carnefice. Per questo motivo, il nostro lavoro si concentra sulla prevenzione di tali situazioni, aiutando i ragazzi a comprendere e gestire meglio le proprie emozioni e a migliorare le loro interazioni con gli altri.
Consapevolezza emotiva e sociale: un passo fondamentale
Una delle sfide principali che affrontiamo è quella di aiutare i ragazzi a riconoscere e comprendere i fenomeni di bullismo. I ragazzi con sindrome di Down, come altri soggetti con disabilità intellettive, hanno una percezione diversa dei comportamenti sociali rispetto ai loro coetanei senza disabilità. La difficoltà a leggere le sfumature sociali e a interpretare i segnali non verbali rende complicato per loro identificare un atto di bullismo, anche quando questo è evidente agli altri.
Per affrontare questa difficoltà, lavoriamo sullo sviluppo della consapevolezza emotiva e sociale utilizzando percorsi educativi mirati, come discussioni guidate, dove i ragazzi imparano a riconoscere i comportamenti positivi e negativi. La formazione emotiva non solo permette loro di identificare gli atti di bullismo, ma aiuta anche a prevenirli, in quanto li educa a sviluppare empatia e solidarietà verso i compagni più vulnerabili.
Prevenire il bullismo: empatia e rispetto
Il nostro lavoro mira a creare una cultura di inclusività, dove ogni persona si senta accettata, rispettata e supportata. Un altro aspetto cruciale in questo processo è il rafforzamento dell’autostima e il senso di appartenenza che diventa essenziale per aiutarli a fronteggiare situazioni difficili.
Educare i ragazzi a riconoscere il loro valore personale, a comprendere che nessuno merita di essere bullizzato e che ognuno ha il diritto di essere trattato con rispetto, è un passo fondamentale e richiede un impegno costante da parte degli educatori, dei terapisti e di tutta la comunità.
Solo attraverso l’educazione, l’empatia, il supporto emotivo e il rafforzamento dell’autostima possiamo sperare di prevenire il bullismo, permettendo a questi ragazzi di crescere in un ambiente più sano e rispettoso, dove ogni diversità è vista come un valore e non come un motivo di discriminazione.
Oggi vogliamo parlarvi di una storia, una storia che è diventata libro e che porta con sé tutto il coraggio e l’amore di chi ha scelto di aprire il proprio cuore a un percorso fuori dal comune.
La mia storia e la sua: Da una piccola crepa sei entrato e hai illuminato la mia vita di Lauretta Zanchettin non è solo un libro, ma una testimonianza di amore profondo, di coraggio e di rinascita. Questa storia ci guida tra le pieghe di una scelta che ha cambiato la vita dell’autrice e della sua famiglia, una scelta che nasce da un piccolo spiraglio e si apre in un orizzonte di luce e speranza. In queste pagine, Lauretta ci racconta il viaggio emotivo di accogliere Umberto, un bambino che ha bisogno di amore incondizionato, di cure e, soprattutto, di qualcuno che creda in lui. Ma non solo il libro si pone anche dalla prospettiva del piccolo Umberto, provando ad immaginarne emozioni e pensieri fin dai primi giorni di vita.
Questo libro, scritto con grande sincerità non nasconde le difficoltà, le paure e i momenti di incertezza, ma li abbraccia come parte integrante di un amore che si rafforza proprio grazie alle imperfezioni e alle sfide. Lauretta ci mostra come un cuore possa aprirsi da una “piccola crepa” e, in quel gesto, accogliere una vita che, seppure con le sue difficoltà, illumina ogni giorno con nuove prospettive e nuovi significati.
L’autrice racconta la sua esperienza di madre e ci guida attraverso un viaggio: il viaggio di chi sceglie di accogliere la diversità, di chi accetta la fragilità come parte di un percorso di crescita, e di chi non teme di mostrarsi vulnerabile pur di amare fino in fondo. Lauretta e la sua famiglia decidono di dare una nuova possibilità all’amore, un amore che si dona senza aspettarsi nulla in cambio, che cresce e si fortifica in ogni sguardo, lo sguardo che passa dagli occhi azzurri di Umberto, e che si posa su ogni piccolo traguardo raggiunto.
La mia storia e la sua è una storia di resilienza e di fede, che offre speranza a tutte quelle famiglie che vivono realtà simili e che hanno bisogno di sentire che non sono sole. È una narrazione che si fa piccola luce, un faro che illumina il cammino per chi si trova ad affrontare un viaggio simile e che cerca forza nei racconti di chi è già passato attraverso quelle stesse difficoltà.
Attraverso le parole di Lauretta, comprendiamo quanto un figlio possa trasformare la vita dei suoi genitori, cambiando il loro modo di vedere il mondo. Non è un cammino facile, e l’autrice non cerca di indorare la pillola: descrive con onestà i momenti di fatica e le preoccupazioni. Ma, accanto a tutto questo, emerge un amore puro, che accetta e accoglie. È un amore che risplende anche nei momenti bui, che diventa guida e forza, e che dimostra come la felicità possa esistere in forme nuove e inaspettate.
Questa storia è anche un invito a vedere la disabilità non come un limite, ma come una possibilità di arricchimento e di crescita, per la persona che la vive e per chi le sta accanto. È un messaggio che attraversa ogni pagina, ricordandoci che la vita ha un valore unico e straordinario, in qualsiasi forma essa si presenti.
La mia storia e la sua ci ricorda che l’amore autentico è fatto di scelte quotidiane, di piccoli atti di coraggio, di speranza e di sacrificio. È un libro che lascia un segno, una testimonianza che, pagina dopo pagina, avvicina il lettore alla comprensione profonda di quanto un figlio possa illuminare la vita dei suoi genitori anche nelle circostanze più difficili.
AGBD è lieta di annunciare un dono speciale che ha arricchito il nostro appartamento situato a Quinto (VR): un defibrillatore. Questo strumento, semplice e vitale, rappresenta molto più di un dispositivo medico; è un simbolo concreto di solidarietà e attenzione verso la nostra comunità.
Il dono del defibrillatore è un atto che infonde speranza: sapere di poter contare su questo strumento in caso di emergenza significa garantire maggiore sicurezza alle persone con sindrome di Down, alle loro famiglie e a tutti coloro che partecipano alle nostre attività.
Scelte come questa ci ricordano quanto sia potente il valore della solidarietà: ogni dono non è solo un oggetto, ma una dimostrazione tangibile della vicinanza di chi crede nel nostro operato e sceglie di sostenere il nostro impegno quotidiano. Grazie a gesti come questo, si costruisce una rete di protezione e amore, che non solo salva vite ma scalda il cuore e rafforza il senso di comunità.
Un sincero ringraziamento va a chi ha reso possibile questo regalo: il vostro contributo è un segno di fiducia e un invito a continuare sulla strada della condivisione e del supporto reciproco. Insieme, possiamo fare la differenza.
